The Brutalist: dieci nominations agli Oscar per il film girato in Toscana

Il film si è aggiudicato prestigiosi premi all’ultima edizione dei Golden Globes: miglior film, miglior attore per Adrien Brody e miglior regista per Brady Corbet

Dopo aver vinto il Leone d’argento per la miglior regia all’81ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia e tre premi ai Golden Globes 2025, miglior film, miglior attore per Adrien Brody e miglior regista per Brady Corbet, The Brutalist, punta adesso agli Oscar.

(© Ecoframes Film & Tv)

Il terzo film del regista, sceneggiatore e produttore Brady Corbet, che ricostruisce l’ascesa di un architetto ungherese negli Stati Uniti negli anni successivi alla Seconda Guerra Mondiale, si è aggiudicato ben 10 nominations. Oltre a miglior film, regia e sceneggiatura, anche quelle per il protagonista Adrien Brody (alla sua seconda candidatura, ventidue anni dopo l’Oscar per Il pianista) e per i suoi comprimari Guy Pearce e Felicity Jones.

Le riprese del film, in uscita nella sale italiane il 6 febbraio distribuito da Universal, si sono svolte per alcuni giorni a Carrara nell’aprile 2023, coinvolgendo il centro città, Corso Rosselli, la Drogheria Riacci e la Cava Corsi di Colonnata.

Ecco di seguito l’intervista di Elisabetta Vagaggini per il portale Intoscana.it ad Andrea Poli della società fiorentina Ecoframes Film & Tv, production manager delle scene girate in Italia.

Andrea, come è nata la collaborazione con il Film “The Brutalist”?

Il primo contatto è avvenuto nei primi mesi del 2023, grazie a Toscana Film Commission, con il produttore del film Aaron Himmel. Ci ha chiesto un supporto per girare in Italia: abbiamo fatto una call per conoscere il progetto; è seguita poi un’altra call con il regista Brady Corbet, che ci ha dato le linee guida; poi ci hanno inviato la sceneggiatura. Abbiamo deciso di accettare, vista la qualità del film. I rapporti tra noi e la produzione sono stati fin da subito informali, non ci hanno neanche fatto firmare un accordo di riservatezza, si è instaurato un clima di reciproca fiducia. Il primo lavoro che abbiamo svolto è stato quello di location scouting. La richiesta che ci facevano era chiara: trovare delle cave di marmo in cui girare. Sono state scelte le cave di marmo di Carrara e, nella stessa città, abbiamo poi trovato il bar e le altre location del centro storico in cui girare.

Dopo aver trovato i luoghi, sono arrivate le persone?

Subito dopo il lavoro di location scouting ci siamo occupati di accomodation, abbiamo prenotato all’Hotel Michelangelo di Carrara. E’ stata un’esperienza fantastica: la nostra troupe, italiana, era composta da circa venti persone; poi è arrivata la troupe ungherese (il film è stato girato in buona parte in Ungheria) composta da una sessantina di persone, infine la troupe americana. In tutto eravamo circa cento persone. La cosa bella è che c’era tra noi un clima di collaborazione, condivisione. Eravamo uniti da un obiettivo in comune: realizzare la visione del regista e far venire fuori un bel film! Faccio una premessa importante: noi di Ecoframes facciamo questo lavoro perché ci crediamo e ci piace farlo, non solo per motivi economici. In questo film  abbiamo trovato, come si dice, “pane per i nostri denti”: anche le persone che abbiamo incontrato sul set condividevano il nostro stesso spirito, l’amore per il lavoro che svolgono. Ed è lo stesso tratto in comune che abbiamo condiviso fin da subito anche con il produttore Aaron Himmel. Lavorare in questo film è stata una bellissima esperienza: abbiamo percepito di collaborare con persone che, sebbene famose e affermate, sul set erano “normali”, intendo dire alla mano, concentrate essenzialmente sul lavoro.

Questo clima positivo sul set ha influenzato, secondo te, la riuscita del film?

Sicuramente sì. Per esperienza personale, quando giri un film, di qualsiasi tipo con questi presupposti, il risultato positivo è assicurato. Perché ci sono le “buone vibrazioni”, essenziali per la buona riuscita del prodotto finale. Non c’è protagonismo, ma tutti si sentono parte di un progetto.

(© Ecoframes Film & Tv)

Anche gli attori sono stati così “alla mano”?

Sì, nel film hanno preso parte attori molto importanti, come il Premio Oscar Adrien Brody, Guy Pearce e molti altri, ma devo dire che tutti quanti sono stati, a mio avviso, molto professionali e molto poco “star”. Nel senso che hanno lavorato con grande serietà e spirito collaborativo, non facendoci sentire il peso della loro notorietà. Dico di più: in certi momenti mi sembrava quasi di girare un film tra amici!

Andrea, un’ultima domanda: che Toscana è quella che i giurati dell’Academy hanno visto e che tutto il mondo sta per vedere, con l’uscita in sala del film “The Brutalist”, prevista in Italia il 6 febbraio?

E’ la Toscana più autentica, sicuramente non stereotipata o edulcorata. Non ci sono i soliti luoghi comuni sull’Italia e gli Italiani. Anche l’allestimento del bar, l’Antica Drogheria Riacci (a cui ha lavorato l’aiuto scenografo, Lorenzo Scelsi, fiorentino anche lui) è stato ricostruito in modo modo semplice, realistico, in quanto non doveva risultare stereotipato: tutto doveva essere rispettoso della sceneggiatura e della storia in cui è ambietato il film.

Nel film ci sarà tutta la bellezza e la maestosità delle cave di marmo di Carrara. Siccome, tra l’altro, quando abbiamo girato non era bel tempo, le scene sono state ancora più suggestive. A causa della foschia, il bianco immergeva tutto in un limbo irreale, con un risultato veramente suggestivo, che differenzia molto le scene girate in Toscana da quelle girate in Ungheria.

L’articolo completo è disponibile qui.

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